Pasqua senza il sapore del capretto al forno cucinato dalle mani sapienti di una nonna non l’avevo mai considerata. Il desiderio di gustare questo piatto è maturato dentro di me con l’avvicinarsi delle festività pasquali. Ho realizzato che quest’anno non ci sarà questo tradizionale appuntamento e ci sono rimasto un pò male. Non ci saranno pranzi, nemmeno cene. O forse si, ma senza il capretto al forno. D’altronde Pasqua significa “passare oltre”.
Cercare normalità in questa Pasqua domiciliare è davvero difficile. Me ne sono reso conto al supermercato. In questi giorni sbattevo continuamente addosso a bancali pieni di scatole di colombe. Era più difficile capire quell’era il prezzo della colomba che avevo in mano rispetto alla scelta del dolce stesso. Sto parlando di un anno fa ovviamente. Quest’anno non ho sbattuto addosso a nessun bancale ed ho capito subito il prezzo delle poche colombe disposte in modo ordinato su uno scaffale di qualche metro. Mi son detto “sono volate via”.

Un simbolo di pace di questi tempi servirebbe. Quale pace? Non c’è una guerra. O forse si. C’è un combattimento senza dubbio. La pace che cerchiamo oggi è un bisogno diverso, una pace diversa. Quella dal coronavirus la raggiungeremo grazie a scienza e disciplina.
Uno stato di quiete interiore lo raggiungeremo quando avremo accettato che l’arroganza dell’uomo si disintegra davanti alla potenza della natura. Saremo in pace quando saremo meno bulimici di risultati e meno arraffoni di quanto il Pianeta ci dona.
«aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia»
(2 Pt 3,13 Nuovo Testamento).
La speranza fa parte del messaggio della Resurrezione contenuto nelle Sacre Scritture. Non servono lezioni di teologia per comprendere la necessità di riequilibrare gli elementi in gioco nelle nostre vite, una lezione che questo periodo ci sta purtroppo riservando. Una ricerca di pace deve per forza tendere alla giustizia, ad un uso giusto del pianeta Terra e al giusto nei rapporti umani. Senza questa ricerca di pace è inutile misurarsi con una realtà che ci sta parlando un altra lingua. La pace che cerchiamo oggi è diversa.
Scontri, tensioni, furbizie e avidità sono sintomi di una malattia di cui l’umanità soffre, cioè l’egoismo. Tutto molto lontano dalla pace che ci auguriamo e dal messaggio autentico di Pasqua. La pace che dobbiamo cercare oggi credo possa nascere da un patto sociale fondato su dei principi solidi, che ci aiuti a risollevarci dalle ginocchia su cui stiamo poggiando in questi mesi. Non sono solo le misure del Governo e dell’Europa che possono dare forza a una ripartenza prospera per tutti.

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