Il contatto che serve non è quello che abbiamo. Vi chiederete di cosa sto parlando. Il contatto è vicinanza ma è anche comunicazione, è ascolto come dialogo. Già ascolto. Contatto è toccarsi, stare vicino e scriversi da lontano. L’epoca dei social ci porta lontano, spesso nel nulla. Il contatto vero sono due sguardi che si incrociano, fissandosi negli occhi. Una mano che stringe l’altra è un valore. Le parole consapevoli dette a viso aperto sono un valore. Le immagini e i post passano. Le parole scritte in una lettera non si cancellano. Il contatto è sorpresa che da gioia ed entusiasmo. Ti vedo o ti sento. Ma non sei qui. Il contatto è essere qui non essere la. Con la testa. Il contatto dovrebbe essere sincero, non sempre è cosi.

Il contatto è tanta forma, ma è essenza di sostanza. Quale sostanza?. Il contatto non è buccia, ma polpa. Gustosa e ricca, buona. Questo è il contatto che serve. Il contatto è anche bugia, raggiro o illusione. Una polpa andata a male. Un’epidemia della società. Il contatto è ruoli. Chi sei? Chi in alto sta e chi in basso vive. Un’ineludibile scala della società. Due mondi chiamati a comunicare. Il contatto non è solo io e te. Questo è il contatto personale. C’è il contatto sociale tra chi sta su e chi sta giù. Due mondi sempre più estremi.
Un intreccio indistricabile di contatti umani, fatti di vero e di falso. Contatti sociali spesso distorti, fatti di sudditanza. Perché noi Siamo, ma non abbiamo deciso cosa vogliamo essere per non morire punti dalle spine del cactus più grande del momento.
-Un “mi piace” rende libere le persone che scelgono-
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