C’era un tempo in cui tanti meridionali arrivano al nord. L’accoglienza spesso non era delle migliori. Ed ecco che oggi i neri hanno unito “polentoni” e “terroni”.
Erano gli anni 60/70. Tantissimi meridionali partivano dalle regioni del sud Italia per trasferirsi a lavorare nelle regioni del Nord Italia, altamente industrializzate e più ricche. Chi non partiva per l America o per la Germania stava qui, nella sua nazione, l’Italia. Ma i problemi di coabitazione tra settentrionali e meridionali nella stessa città, nello stesso palazzo, erano diversi. I sentimenti erano contrastanti. Era lo straniero, venuto da terre lontane, non per lavorare ma per delinquere e non far nulla. Cosi era spesso percepito il meridionale. Tant’è che nacque un termine dispregiativo per defininirli: terroni. Ma i tempi passano. I meridionali via via si integrano al nord, hanno figli e poi nipoti, spesso nati da un genitore del nord e uno del sud. Generazioni nuove, i figli e i nipoti, hanno usufruito dello Ius soli. Sono del nord perché nati al nord. Non ricordano quando il nonno non trovava una casa perché fuori dagli appartamenti c era un cartello che diceva: Affittasi ma non ai meridionali.
Andrea Pennacchi, attore veneto con la maglietta della Florida americana, ci racconta con ironia questa storia. In modo straordinariamente semplice e vero attualizza quella vecchia storia italiana di cinquant’anni fa ad oggi, dove chi arriva non sono i meridionali ma i neri, o come egli dice “negri”. Un accento veneto unico, di quelli quasi indipendentisti, ci dice invece che oggi si è fatta l Italia. Oggi. Dal 1861, prima data dell’Unità d Italia, ad oggi per avere gli italiani.“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” disse Massimo D’Azeglio. Ed ecco che i neri del 2018, questo nuovo popolo in italia, hanno unito come solo le partite della Nazionale di calcio sanno fare.
Fonte: Youtube,This is racism, Andrea Pennacchi,Quando i neri erano i meridionali, 2018

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