Il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo di domenica 26 maggio è importante perché diverso. La posta in gioco di questa tornata elettorale non è consueta, non è casuale. Un quadro mondiale differente, con una decrescente collaborazione tra molti stati sulla scena internazionale, vede i paesi europei al centro tra due grandi potenze, Usa e Russia, decise e forti a instaurare differenti e diversi equilibri a livello globale. Altre due, Cina e Giappone, stanno espandendo i loro interessi verso occidente. L’Europa, ancora debole sul fronte dell’integrazione tra Stati membri, si trova a dover riprendere la sua corsa dopo le difficoltà di una crisi economica, la più forte dopo quella del 1929, per essere protagonista in questo scenario. I singoli stati, da soli, sono risultati troppo deboli e potrebbero esserlo sempre di più per fronteggiare gli scenari internazionali.

In questo quadro si pone il tema della sovranità di uno Stato. Quale potere può avere uno Stato da solo in un mondo di giganti? Non basta la retorica sulle colonie francesi, sulla genialità italiana, sull’efficienza tedesca, sulle tradizioni spagnole per poter contare. Il compito difficile, avere sovranità ed allo stesso tempo non retrocedere a livello mondiale, può più facilmente essere svolto da un’Europa nuova, perché più integrata sul fronte sociale, ambientale e commerciale. Un Europa con una politica estera comune può avere una posizione forte nel mondo, più di uno Stato che ha risorse e peso politico relativi. Sono gli Stati stessi che potrebbero implodere se una struttura più grande, una collaborazione europea, non si manifesterà forte e unitaria.
Sono molti Stati europei ad aver fatto il male dell’Europa, e a lungo termine di se stessi. La Brexit, l’euroscetticismo e il rafforzamento di idee cosiddette sovraniste, seguiti a momenti di malessere dovuti alle politiche di austerità, sono il risultato e l’essenza di un’Europa fragile. Di fronte alla più forte crisi economica dopo quella del 1929 e ad un forte flusso migratorio, le risposte sono state poco unitarie e contraddittorie. Lo abbiamo ben visto noi Italiani sulla questione delle migrazioni, fatto criticamente gestito a livello di Stati europei. In assenza di una politica migratoria comune, con ogni Stato che pensa esclusivamente a difendere i suoi confini, qualcun altro viene lasciato solo a fronteggiare un problema troppo grande e non solo di un singolo paese.
Questo quadro non esaltante è di per se basilare ad influenzare l’orientamento di molti elettori. Lo è stato a livello di elezioni politiche nei singoli stati. Questo è quello a cui tutti abbiamo assistito in quanto fenomeni rilevanti, o fatti divenire rilevanti in Europa. Che qualcuno simpatizzi per un partito o un leader è giustissimo, spero con la consapevolezza che non tutte le ricette sono valide per avere le risposte desiderate.
L’immagine europea dell’Europa è sottotono, sbiadita da chi non ha saputo spiegare e diffondere cosa fa e cosa ha fatto di buono. Per tanti europei l’Europa è un grigio signore impettito che impone sacrifici e regole severe prive di senso. Può darsi succeda. Ma c’è una Mamma Europa che dando regole e imponendo controlli sul cibo che mangiamo ha garantito protezione e sicurezza. C’è una Mamma Europa che ha aiutato ad abbassare l’inflazione, grantendo prezzi più accessibili per i beni di consumo comuni. C’è una Mamma Europa che ha dato soldi per calamità naturali e progetti finalizzati a migliorare un territorio. Milena Gabanelli ha realizzato un servizio dal titolo “Tutto quello che senza l’Unione europea non avremmo mai avuto” dove sinteticamente ci informa di Mamma Europa.
La pace e le collaborazioni tra Stati per 70 anni sono doni di Mamma Europa. La democrazia è stata tutelata, un bene che alcuni mettono oggi subdolamente in discussione. Le ricette autoritarie, le nostalgie per i tempi autoritari non sono una cura valida, ma semplicemente una consolazione ideale. Dove sono stati introdotti limiti alla democrazia ci sono forti disordini, c’è morte, c’è un popolo spesso estromesso da qualsiasi decisione, con le libertà dimezzate. Vi piacerebbe vivere in un continente dove se dite o scrivete contro il potente di turno finite picchiati o in galera?
Chi crede che questo sia un voto per le elezioni nazionali dovrà quindi ricredersi. Non si sta decidendo chi deve andare a Roma, ma chi deve andare a Bruxelles a rappresentare l’Italia e come la dovrà rappresentare. Il rispetto degli altri paesi non può darsi per scontato se l’Italia non avrà rappresentati europei credibili e autorevoli.
Il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo di domenica 26 maggio è importante perché diverso. Ciascuno la propria libera e arbitraria scelta, consapevoli di cosa c’è in gioco. Non è poco.
-Un “mi piace” rende libere le persone che scelgono-
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