Auschwitz, brano scritto da Francesco Guccini nel 1966, ci racconta un viaggio. Non uno qualsiasi. Auschwitz è un bambino nel vento, vola, dopo essere passato per un camino. Emblematica figura per ricordarci di quanto succedeva nei campi di sterminio nazisti. Con tanta sensibilità, con parole dal significato dolce, l’autore ci fa vivere sulla pelle la drammaticità degli eventi.

Son morto con altri cento,
son morto ch’ero bambino,
passato per il camino
e adesso sono nel vento…
…Io chiedo come può l’uomo
uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento…
…ancora non è contenta
di sangue la bestia umana…
…l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare..
.
(strofe tratte dal testo della canzone Auschwitz)

Penso sono parole che non possiamo dimenticare. Mai. Parole che devono essere impresse dentro la mente e il cuore di ciascuno di noi. Retorica? No. E’evidente che in molti ancora non sanno. Dire retorica credo valga solo per delegittimare, rendere meno vero, meno credibile, ciò che si racconta e si dice. Sminuire, rimpicciolire, aiuta solo a sentirsi più forti oggi per sentirsi meno veri per sempre.

Ascolta il brano completo: Francesco Guccini-Auschwitz

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