Il Primo Ministro Conte ha ricordato i recenti disastri in Italia per sostenere la necessità di sostenere misure contro il cambiamento climatico. Ma le vecchie dichiarazioni d’intenti potrebbero non bastare più.
Il G20, la riunione dei 20 grandi paesi della terra, svoltosi a Buenos Aires in Argentina tra il 30 novembre e il 1 dicembre 2018, si chiude con un nulla di nuovo sul tema dei cambiamenti climatici. Solo dichiarazioni d’intenti su posizioni già prese da parte dei paesi senza però gli USA. La grande novità è forse il luogo in cui si è tenuto, per la prima volta in un paese dell’America Latina. Sorpasso volontariamente gli altri temi trattati, per porre l’attenzione e concentrarmi su un aspetto, forse il vero aspetto: i cambiamenti climatici. Si è parlato di commercio e relative regole, di scenari mondiali e forse troppo poco di ambiente.
La mia domanda è quanto mai banale: a cosa serve parlare di commercio ed altro se poi non vi è un pianeta per commerciare, distrutto da fenomeni climatici catastrofici? Non penso serva una risposta. Si è detto tanto di questioni monetarie, di soldi, ma troppo poco di sicurezza e qualità della vita di tutti gli abitanti della terra, nessuno escluso. In un’ epoca di stati governati da ideologie sovraniste non affini con l’immigrazione, si è sottovalutato il fatto che anche i cambiamenti climatici sono causa di emigrazione.
Mi viene subito in mente il Somaliland, a nord della Somalia, dove gli effetti della siccità sono già stati devastanti. Qui il paesaggio e i colori sono radicalmente cambiati in pochissimi anni. Se prima il verde dei prati era punteggiato da animali al pascolo ora il marrone del deserto e della sabbia arsa dal sole sono dominanti, costringendo cosi molti a fuggire. Vi ripropongo un video di Piazza Pulita di La7 che mostra quanto sia cambiata drammaticamente la situazione.
Alla riunione dei G20 la notizia peggiore è arrivata dal Presidente Usa Trump, che ha ribadito il “no” agli Accordi di Parigi. Non è una novità. Il Presidente Usa, uno dei paesi che produce una gran quantità di emissioni dannose all’ambiente, aveva già dichiarato di volersi sottrarre agli impegni presi dal suo predecessore Obama. Trump è stato l eccezione rispetto agli altri paesi, che invece hanno ribadito la volontà di continuare sulla strada utile a non far morire il pianeta e la sua popolazione.
Gli Accordi di Parigi non sono molto ma nemmeno poco rispetto al problema. Sono accordi che stabiliscono numeri e impegni sul da farsi piuttosto che offrire solo vaghe dichiarazioni d’intenti. Le emergenze che negli ultimi periodi e in diverse parti del mondo si sono manifestate imponevano probabilmente di dire, fare di più e prima ma cosi non è potuto essere. Speriamo che Madre Natura abbia la pazienza di aspettare.
Per quanto riguarda l’Italia, come anticipato, il Presidente Conte è rimasto fermo sulle posizioni di quanto stabilito a Parigi. Il nostro paese sta purtroppo già sperimentando i risultati dell’aumento delle temperature globali, come ci hanno tristemente testimoniato le vicende delle foreste venete o le morti per le piene della Sicilia.
Il prossimo appuntamento sul tema è tra domani e metà mese a Katowice,in Polonia, sotto le bandiere dell’Onu. Oltre a Trump anche il neopresidente del Brasile, Bolsonaro, potrebbe annunciare un passo indietro dagli Accordi di Parigi.
Per saperne di più: RaiNews.it, G20: raggiunto l’accordo su commercio, migranti e clima (senza gli Usa), 01/11/18
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