La manovra economica guarda a prossimi pensionati e senza lavoro. I 23 milioni di lavoratori che ogni mattina si alzano e producono la ricchezza del paese rimangono con 80 euro. Chi li ha avuti. Il popolo dei (giovani) gilet italiani.
Operai, meccanici, commessi, camerieri, impiegati, insegnanti, magazzinieri, autisti, tanti altri e altre. Giovani e meno giovani ancora al lavoro e con la pensione lontana. Quasi un terzo della popolazione italiana poco vista dalla manovra economica che, come ampiamente pubblicizzato dai sui ispiratori, guarda a chi un lavoro non l’ha e a chi potrà lasciarlo. Sia chiaro nulla in contrario a far andare in pensione qualcuno che ha lavorato tanto e dare un aiuto a qualcun’ altro che sta peggio.
Ci si sta dimenticando dei “lavoratori poveri”, uno dei veri problemi che si riversa a cascata anche su chi vuole smettere di lavorare perché anziano o che si trova in condizione di dover avere un aiuto. Sono tanti e tante, persone che ogni mattina si alzano per fare magari lunghi e costosi tragitti verso il posto di lavoro. Una giornata di impegno o qualche ora perché cosi è, piegando spesso la testa per portare a casa del cibo, pagare le bollette e poter sopravvivere. Sottolineo sopravvivere.
Perché queste persone quando vedono la loro busta paga leggono una cifra che non può consentire oltre al sopravvivere. Uno stipendio vede una tassazione, anche pesante, che va nelle casse dello stato per finanziare politiche pubbliche, quindi anche pensioni e sussidi vari. Se lo stipendio è basso sono meno le entrate per lo Stato. Sono meno i soldi per chi ha bisogno. Non è solo chi è costretto a sopravvivere che piange.
Tutti i lavoratori guardano con rassegnazione alla tassazione che asciuga il netto della busta paga. Gli stipendi italiani sono tra i più bassi in Europa, dati alla mano. In Francia per sedare la protesta dei gilet gialli, lavoratori poveri, si è deciso di fare più debito pubblico per aumentare gli stipendi e diminuire le tasse alla classe media. Non serviva la protesta probabilmente, bastava buon senso prima, anche economico. Il risultato, anche grazie ai gilet gialli francesi, è la concessione da parte dell’Europa di più di deficit anche all’Italia, ma con due popoli destinatari differenti: in Francia i lavoratori, in Italia alcuni pensionati e disoccupati.
Se il reddito di cittadinanza può aiutare qualcuno non può far che morire la speranza di un lavoro che da una dignità alle persone, perché appare come l’ultima spiaggia in un paese che fatica a crescere e dare lavoro ai giovani e al Sud Italia. Non è la soluzione, non è la richiesta che arriva dai più. E’ la rassegnazione al fatto che un lavoro non si trova e si immagina non si troverà.
Quell’urlo di dignità delle persone da nord a sud deve essere raccolto. I giovani ancora una volta costretti ad emigrare o ad arrabattarsi per realizzare qualcosa perché più poveri dei loro padri all’epoca. Quei giovani che spenderebbero per una casa, per arredarla e viverci, definiti la “generazione 1000 euro” se va bene, pochi per realizzare una vita. L’economia girerebbe un pò di più.
Talenti all’ estero, ragazzi poveri o morti da piangere. Una triste immagine dei giovani d’oggi venuta anche da un maledetto proiettile che ha colpito un giornalista italiano, Antonio Megalizzi, in un attentato terroristico. Le paure e la sopravvivenza. Questi sono fatti concreti, lontani dagli show negli stadi, nelle piazze e dai selfie.

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