...Ecco il sereno, Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato,
Risorge il romorio,
Torna il lavoro usato…

da “La quiete dopo la tempesta” di Giacomo Leopardi.

Cos’è un Tributo alle Stagioni di un anno? Sicuramente è qualcosa di pensato per omaggiare le meraviglie che la natura ci regala, di cui ci permette di usufruire durante il corso dei 12 mesi. Non è solo un insieme di foto. Piuttosto una riflessione che nasce dall’osservare delle immagini con fiori, neve, arcobaleni e delle foglie.

Nasce tutto da foto che scattiamo in modo istintivo. La tecnologia a portata di mano e di click ci consente di immortalare immediatamente un istante. Non ci facciamo più caso ormai. Estraiamo velocemente dalla tasca il nostro smartphone per fotografare qualcosa che ci piace. Dopo aver fermato un piccolissimo momento di tempo nella galleria fotografica, riponiamo il telefono di nuovo nelle nostre tasche. La vita continua, non si ferma ad un click tra i tanti.

Un accumulo sconsiderato e disarticolato di immagini riempie la memoria del nostro cellulare. Un abuso di cui probabilmente non ce ne faremo nulla, un mancato utilizzo di tanti istanti e ritratti che conserviamo più per pigrizia che per gelosia nel nostro cellulare. Non gli diamo un valore. Non è più qualcosa di unico ciò che si ghiaccia in una fotografia digitale. La comodità toglie il senso alle cose, quel significato che solo la fatica può dare. Un controsenso dei tempi moderni.

Eppure tutto è rimasto uguale ai tempi più antichi. La tecnologia è andata avanti, è avanzata velocemente superando tanti limiti e diventando qualcosa di accessibile a miliardi di persone. Non a tutti, va ricordato. Il resto è rimasto fermo. Il tempo e la natura seguono i loro ritmi da migliaia di anni. Noi siamo gli esseri umani di tanti anni fa. Uguali. Una testa, due braccia e due gambe appartenenti ad un corpo. Non ci pensiamo mai, ma è cambiato il resto, non noi.

La natura segue il suo fisso e ciclico percorso. Le stagioni si alternano e tutto cambia. Il cambiamento è lento ed impercettibile tra una stagione e l’altra, sino a quell’esplosione dove si palesa in qualche forma alla nostra distratta attenzione, e ci fa dire che li, solo in quell’istante, la stagione è cambiata.

“Non è più estate, è autunno”, “ma guarda che brina, è già inverno”, ” fa meno freddo, ci sono già i fiori, è già primavera”, “fa caldo, potremmo andare a prender il sole oggi”, “guarda quell’albero che colori, siamo in autunno ormai”, “inizia a fare freddo, han detto che nevica”, “che cielo azzurro oggi e che bel sole, fino a ieri faceva freddo e pioveva”, “non se ne poteva più dell’ afa e del caldo, per fortuna è arrivato un temporale”, “non la smette più di piovere, questo autunno si sta facendo sentire”

Se sfogliamo la galleria di immagini accumulate nel tempo e alla rinfusa nella memoria del nostro cellulare, scopriremo dei piccoli capolavori. Abbiamo fotografato un istante di cambiamento di ciò che più fisso non esiste. Una traccia unica di questo statico mutare è rimasta nelle nostre mani. Un insieme di foto delle nostre stagioni ci delizia sempre gli occhi. Tributo alle stagioni di un anno è questo. Lo statico mutare di qualcosa di unico e spettacolare rimasto inalterato.

Ho estratto alcune mie foto scattate perché mi sono fermato un attimo, solo poco tempo, davanti a tanta bellezza. Forse la bellezza aveva bisogno di essere notata per regalarmi qualcosa. Condivido con voi queste poche immagini nel mio Tributo alle stagioni di un anno.

Alphonse Mucha, Le quattro stagioni, 1899

-Un “mi piace” rende libere le persone che scelgono-
Puoi conoscere gli aggiornamenti del sito su Facebook alla pagina andreaariazzi.it

Share This