Le storie di morti, disfatte, errori e miseria sono spesso il frutto di un aspetto che caratterizza uomini o donne. Se in alcune situazioni il caso fa la sua parte, in altre è l’uomo ci mette comunque il suo contributo. Abile indirizzatore di messaggi ed esperto conoscitore delle mosse da compiere sulla scacchiera, il detentore del potere tiene la mano sulle pedine e sa che facendo cadere la prima cadrà anche la terza. E’una volontà, è il dominio di chi posa dall’alto la mano su questi bei piccoli pezzi di scena sui quadrati bianchi e neri.

Gli scacchi sappiamo essere pezzi inanimati di una scacchiera. Una mano non può far loro male. Il pugno ben assestato sul volto di una persona invece provoca dolore. L’umano non è inanimato, è carne ed ossa. Scontato? Scopriremo non troppo. Quanto è incredibile ciò che una mano può fare! Un pugno provoca dolore, la carezza provoca piacere. E’ sempre la stessa mano che si muove, cambia forma in base alla differente disposizione delle dita, mossa dal braccio, comandati dal lontano cervello. Un impulso può scatenare dolore o piacere verso colui che si trova nell’occhio di questa mano.
Donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d’oro,
di gemme in gran copia, nella destra mano tiene un pavone et nel-
la sinistra un specchio, nel quale miri et contempli sé stessa.
Cesare Ripa, iconologia del 1611
Questa donna che meglio conosceremo, è la madre di un sacco di pugni, forti. La stessa signora non ha mai finito di lacerare il mondo con tremendi squarci alla tela dell’umanità. Lei siede comoda e spensierata in un posto speciale, il cervello di tante persone. Le sue gambe affondano nella personalità di alcuni individui, che non sanno sbarazzarsi di questa malvagia e distruttiva compagna.
Ella è una radicata convinzione di superiorità, che si traduce in atteggiamenti di orgoglioso distacco e disprezzo verso gli altri. E’ una fragilità spirituale travestita da donna potente, condensata dal bisogno psicologico di riconoscimento di se da parte degli altri. Vive in un “io sono” nevrotico e malato che dice a qualcun altro “non sei come me”. Solo allora l’altro vale meno, è inferiore ed inutile. Forse è solo un uomo libero. Ma c’è lei, la signora malvagia, con il pavone e lo specchio, bulimica e più che mai in cerca di provvisoria sazietà.
Lei è la superbia.
La storia ci ha dato e ci da modo di riconoscere questo vizio capitale, per molti la madre di tutti i vizi. Quando leggiamo il passato e osserviamo il presente occorre saper riconoscere la mano che si muove comandata da questa malefica signora. La sua azione ha prodotto morte e miseria. La storia del 25 aprile, della Seconda Guerra Mondiale è storia anche di “donna superbia”. Di superbia sia la morte, ma degli altri, dei diversi per idee politiche, fede religiosa, orientamento sessuale, origine e nazionalità.
Questo è quanto successe.
-Un “mi piace” rende libere le persone che scelgono-
Puoi conoscere gli aggiornamenti del sito su Facebook alla pagina andreaariazzi.it
Hi, after reading this amazing piece of writing i am too delighted to share my knowledge here with colleagues. Vannie Jon Felten