“Gli uomini sognano più il ritorno che la partenza.”
Paulo Coelho.
Stare in casa, obbligatoriamente e per ordine del Governo, era inconcepibile fino a poco tempo fa. Vivevamo in un circolo di vita strutturato e consolidato. Se i festeggiamenti della Santa Pasqua e la grigliata di Pasquetta erano l’impegno del presente, la mente si proiettava verso i progetti per le vacanze estive, baipassando un periodo lavorativo fatto di ponti festivi fatti per organizzare brevi uscite dalla tana dopo il periodo invernale che segue il Natale.
Lo stop obbligato ci ha fatto vivere un’esperienza collettiva e personale nuova, mai provata prima. Il tempo è il fattore cruciale in questa esperienza. Un giorno dura comunque 24 ore, ma se da queste si sottraggono le ore che normalmente dedichiamo al lavoro, spostamento compreso, la giornata diventa improvvisamente più dilatata. Non ci sono più i tempi prefissati. Anche prima avremmo avuto tempo per fare una torta o una pizza in casa. Forse mancava un ingrediente, il secondo fattore importante di questa esperienza, cioè l’energia, quella creativa.
Le procedure standard, le regole esterne e l’abitudine hanno ridotto sensibilmente la capacità creativa di ciascuno. La creatività è anche una capacità di sopravvivenza, un modo per uscire dalle difficoltà o per adattarsi. Per lungo tempo ne abbiamo avuto meno bisogno per il consolidamento di una società preconfezionata da tempo. Stare a casa, sopravvivere al vuoto lasciato dal tempo speso al lavoro, richiede un potere creativo per colmare questo buco. Chi ha proseguito a lavorare si è confrontato con metodi e procedure nuove, sino ad ora immaginate solo teoricamente ma poco praticate, come lo smart working.
“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.”
San Francesco d’Assisi
Il cambiamento vero sta consistendo nelle nuove scoperte di ciascuno. Misurarsi con una nuova situazione ha liberato aspetti personali, negativi o positivi, con i quali a un certo punto ci si confronta. Ci si stupisce o ci si riflette. Se siamo diventati più umani non è solo per la paura del virus, è anche perché abbiamo più energie da dedicare alle persone, anche a quelle di cui fino a pochi mesi fa conoscevamo a malapena solo la faccia. Ma l’altro ieri per magia ci abbiamo parlato. Per molti sta diventando persino bello stare in casa forzatamente, meglio di una vacanza pianificata in agenzia viaggi.
La conclusione della Divina Commedia ci viene d’aiuto per guardare oltre, alle fasi “2” e poi “3” di cui parla il Governo quando si parla di “ritorno”. Il verso conclusivo del poema è dedicato a Dio ma è oggi spesso utilizzato per riferirsi non solo alla grandezza dell’amore divino, ma anche umano.
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”
Verso 145 del canto del Paradiso di Dante Alighieri.

Credo sia giusto fermarsi qui, al presente, senza lanciarsi in previsioni utopiche o catastrofiche. Quel mondo “standard” che abbiamo conosciuto è ancora li. La differenza la potremo fare come singoli e insieme. In questo senso è sbagliato parlare di “ritorno”, è più corretto parlare di futura “ripartenza” o “nuova partenza”. Chiusi in casa ce la caviamo, cambiamo e scopriamo. Per ora.
-Un “mi piace” rende libere le persone che scelgono-
Puoi conoscere gli aggiornamenti del sito su Facebook alla pagina andreaariazzi.it
Commenti recenti