Sui social, nelle discussioni, in televisione si parla spesso di un generico passato felice e glorioso. Il paragone costante tra l’oggi e questo mitico passato ci rende vittime di un passato migliore, mitologico ed eroico. Ma è davvero esistito questo ieri perfetto?
“si stava meglio allora”,
“si stava meglio quando si stava peggio”,
“che bei tempi!”,
“eh si una volta era tutto cosi…”,
“quando c’era (personaggio politico di turno finito ammazzato o linciato dalla folla inferocita, se non cosi finito in galera) si stava bene”,
“ti ricordi come stavamo bene allora”,
“adesso si tira avanti”,
ecc…
Fino a qualche anno queste frasi erano riservate ad una categoria: gli anziani. Incontrando un compagno di merende, anch’egli sopravvissuto alle insidie moderne, si commentava l’attuale. Erano loro che, osservando i cantieri stradali del cambiamento e del nuovo che avanzava, lusingavano il mitico passato. Orgogliosi, diffidenti verso il nuovo davanti a loro. Tutti, più o meno, eroi di questo lusinghiero e nobile passato. Chi ascoltava poteva solo annuire. Qualcuno più sensibile coccolava l’anziano condividendo il pensiero. Com’era possibile che uno di 40 anni condividesse il pensiero di quel passato? Condividere il passato di vita dell’altro che ha circa il doppio degli anni? Sono misteri anagrafici, che nemmeno i servizi segreti possono svelare.

Ad ascoltare i narratori del mitico passato, nessuno ti diceva cose che non avessero quel sapore mitologico ed eroico. Magari ti dicevano che qualcosa non andava, ma…”ti ricordi come si stava bene allora”..Il vero problema forse, è che non si sa cosa non andava. Perché ho capito che “si stava meglio allora” in una vita fatta di casette rosa, fiori in giardino, amore brulicante, tutti bravi ed educati. Possibile che qualche lupo non ci fosse? Senza disprezzo per il meglio, i fasti e le glorie che di sicuro ci sono anche stati.
Passato si intreccia con memoria. La memoria non è un quadro di sterili macchie da abbozzare oggi a uso e consumo. La memoria è un dipinto originale già fatto e finito tempo fa. E’impossibile da modificare, da trasportare nel tempo. C’è un passato troppo lontano per essere vissuto a pieno oggi. Nessuno tra cento anni avrà vissuto il nostro tempo per dire com’era davvero nella mente, nel cuore e sulle ossa. Ci sarà chi leggerà questi tempi da un sito internet. Potrà trarne lezione e insegnamento. Non avrà un vissuto da raccontare. Leggerà i fatti di una collettività, raccontato da dei freddi scritti, dalle parole su uno schermo.
C’è poi un passato proprio, personale. Ognuno ha il “suo” passato. La rabbia o la gioia sono filtri oscuranti o miracolosi quando si racconta un fatto. Il passato di ieri lo si racconta oggi, sorpassato dalla visione attuale, un racconto filtrato da sentimenti, umori e bisogni del presente. Occorre vi sia una narrazione asettica quando si vuole rendere un fatto testimonianza del passato.
Troppe volte si riesuma il passato inserendolo a caso nel presente. Senza conoscerlo lo si prende e lo si ama. Si crede più al passato che al futuro. Siamo vittime di un passato mitologico, spesso mai esistito. Un passato costruito per calzare a misura sul presente. Un passato contraffatto che fa dispetto e spregio al passato originale. Il vanto di un ritorno ad un passato, ad una fantastica età primordiale, serve a chi non ha nulla di interessante e costruttivo da dire oggi per domani. Serve la nostalgia di un tempo passato, consolatorio ed idilliaco, come medicina che lenisce le presunte o vere sofferenze di oggi. Oggi, e il futuro?
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